Il genocidio Yanomami

Riporto quasi integralmente quanto ricevuto da CO.RO. ONLUS (Comitato Roraima di solidarietà con i Popoli Indigeni del Brasile) che fotografa molto chiaramente la drammatica situazione del popolo degli Yanomami.

Ciao Videomaker,

riporto quasi integralmente quanto ricevuto da CO.RO. ONLUS (Comitato Roraima di solidarietà con i Popoli Indigeni del Brasile) che fotografa molto chiaramente la drammatica situazione del popolo degli Yanomami.

Questa tematica mi sta molto a cuore perché tanti anni fa mi sono laureato in giurisprudenza con una tesi proprio sulla tutela internazionale dei diritti dei popoli indigeni.

È sempre difficile portare attenzione a tematiche come questa in un momento storico dove siamo bombardati di notizie funeste da tutte le parti, ma credo che questa non sia solo una notizia, è anche una grande storia da raccontare che ha sicuramente bisogno di filmmaker come molti di noi.

Per ogni approfondimento ti invito a visitare il sito del CO.RO. Onlus > Link

Buona lettura

Ludovico

Il mondo si sta finalmente accorgendo del genocidio del Popolo Indigeno Yanomami che la Chiesa cattolica e varie ONG, tra cui la nostra, il CO. RO. (Comitato Roraima di solidarietà con i Popoli Indigeni del Brasile), stanno da tempo denunciando. Quello Yanomami è il territorio indigeno più esteso del Brasile, con una superficie di circa 9 milioni di ettari, abitato da circa 28.000 nativi, che parlano 6 lingue diverse e si dividono in più di 300 comunità e gruppi indigeni isolati.

Ma la sciagurata politica antindigena e predatoria del precedente Presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, intesa a sfruttare in ogni modo le Terre Indigene, anche quelle dichiarate dalla Costituzione come interdette ai bianchi, ha provocato un vero massacro della popolazione. I Vescovi brasiliani da anni denunciano lo sfruttamento minerario illegale, con la presenza di circa 20.000 “garimpeiros”, i cercatori d’oro abusivi, assoldati da organizzazioni criminali, coinvolte nel traffico di droga, armi e riciclaggio di denaro. La presenza dei garimpeiros è aumentata del 3.350 per cento rispetto al 2016. L’irruzione dei cercatori d’oro ha moltiplicato per sette i casi di malaria: si stima che il 70% degli indigeni siano ora affetti da tale malattia. In seguito all’avvelenamento dei fiumi con il mercurio, impiegato per l’estrazione dell’oro, buona parte dei pesci sono morti, e molti indigeni si sono ammalati. Inoltre è venuta a mancare la cacciagione, in parte uccisa dagli stessi garimpeiros per la loro sopravvivenza, in parte fuggita, terrorizzata dal rumore degli enormi macchinari impiegati per l’attività estrattiva.

Il risultato è stata una catastrofe umanitaria già ben nota in Brasile, anche se le cifre esatte siano arrivate solo ora. Negli ultimi quattro anni, ogni sessanta ore, un bambino Yanomami sotto i cinque anni è stato ucciso dalla fame, dalla dissenteria acuta o dalla malaria, per un totale di 570 morti. Ormai circolano sul web e sui giornali le immagini di bambini Yanomami denutriti, scheletrici, con la pancia gonfia e gli occhioni sbarrati.

Secondo le organizzazioni indigene, buona parte del popolo Yanomami “è spiritualmente morto a causa della distruzione della foresta, degli omicidi e degli attacchi di ogni genere che subisce, delle umiliazioni, degli stupri, del furto di bambini, dei suicidi” e, tutto ciò è il risultato dello sfruttamento minerario: “Il cercatore d'oro è bagnato di sangue”.

La Corta Suprema brasiliana, nel 2021, e la Corte interamericana per i diritti umani, nel 2022, avevano intimato allo Stato, allora guidato da Bolsonaro, di espellere i garimpeiros: ma nessuna di queste sentenze è stata rispettata. In compenso, progressivamente, i fondi per la salute dei nativi del Roraima sono stati tagliati. I medicinali hanno iniziato a scomparire dai dispensari: diecimila bambini non hanno più potuto essere curati. Nel 2022, appena il 30 per cento delle scorte previste è stato effettivamente consegnato. Dove sia finito il resto è oggetto di un’inchiesta su una rete di corruzione all’interno del sistema di salute.

Il nuovo Presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, e Sônia Guaguajara, ministra dei Popoli Indigeni, sono subito volati di persona a Boa Vista, capitale del Roraima, per cercare di fermare il genocidio. Sono rimasti sconvolti dallo scenario che si è loro presentato. Il ministero della Salute ha dichiarato l’emergenza sanitaria per gli Yanomami, inviando squadre di Medici e materiale sanitario, e instaurando un ponte aereo per portare a un apposito ospedale da campo allestito a Boa Vista i casi più gravi, più di mille in pochi giorni. Intanto la Ministra dell’Ambiente, Marina Silva, ha annunciato una maxi-operazione per espellere i “garimpeiros”, mobilitando l’Esercito, l’Aviazione e le Forze Navali. Il ministro della Giustizia, Flavio Dino, ha ordinato l’apertura di un’indagine su presunti reati di genocidio e crimini ambientali.

Purtroppo l’Associazione dei popoli indigeni brasiliani (Apib) ha annunciato che tante altre popolazioni native del Brasile sono in analoga sofferenza per l’atteggiamento genocida del precedente Governo Bolsonaro.

Carlo Miglietta, www.giemmegi.org

BRASILE: DISTRUZIONE DEL POPOLO YANOMAMI A RORAIMA

«È finito tutto. Non abbiamo più paracetamolo, dipirone, chinino. Non sappiamo come fare. Restiamo a guardare i bambini, occhi sbarrati, pancia gonfia per i vermi, ridotti a scheletri che muoiono lentamente. Mi asciugo le lacrime; piango tutto il giorno. Come piange il nostro popolo che vive la più grande tragedia della sua storia». Il messaggio audio è una stilettata al cuore. La voce gutturale, disperata, interrotta da singhiozzi e colpi di tosse, sembra arrivare dagli inferi. Giunge da Roraima, cuore dell’Amazzonia: 38 mila indigeni, 6 lingue, 371 villaggi su un’area di quasi 10 milioni di ettari, restituiti nel 1992 alla comunità. Il doppio della Svizzera, sconfina in Venezuela e Guyana; comprende i comuni di Boa Vista, Alto Alegre, Mucajaí e Caracaraí, Rio Negro, Barcelos e São Gabriel da Cachoeira.

Da settembre 2022 questo popolo combatte per sopravvivere senza medicine, isolato e destinato a soccombere, assediato dai «garimpeiros», illegali cercatori d’oro ingaggiati dalle organizzazioni criminali, al soldo delle «mafie dell’oro», coinvolti nel traffico di droga, armi e riciclaggio di denaro. Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva è rimasto sconvolto, ha ordinato un’inchiesta per genocidio, un lento massacro, portato avanti nell’indifferenza dal presidente Bolsonaro e dal suo governo.

Il 70 per cento degli indigeni sono colpiti da malaria, che spinge a bere sempre più acqua, contaminata dal mercurio usato per lavare l’oro. Lo scarso cibo è avariato e provoca forti diarree e diffusione di vermi. Una catastrofe: sono morti 570 bambini.

«L’immagine dell’indigeno Yanomami morto e steso su un tavolo – scrive l’agenzia «Sir» - richiama il “Cristo morto” di Hans Holbein il giovane, perché il popolo indigeno vive una vera “passione”». I vescovi della Regione Nord sono «sgomenti e indignati» denunciano corpi scheletrici di bambini e adulti, «frutto delle azioni genocide ed ecocide del precedente governo federale, che ha liberato le terre per l’attività mineraria e l’estrazione del legno, che distruggono la foresta, contaminano acque e fiumi, generano malattie, fame e morte». Le conseguenze sono: la distruzione degli indigeni, la devastazione dell’ambiente, l’aggravamento della situazione sanitaria. Negli ultimi quattro anni, ogni 60 ore, un bimbo sotto i 5 anni è stato ucciso da fame, dissenteria, malaria. Buona parte dei pesci sono morti, la cacciagione ha preso il largo, terrorizzata dal rumore delle scavatrici.

Gli elicotteri dell’Esercito fanno la spola: scaricano cibo, medicine, flebo, chinino, paracetamolo; raccolgono i malati più gravi arrivati con barelle di fortuna, carriole, slitte trainate a mano e li trasferiscono a Boa Vista dove l’ospedale da campo è ingolfato da casi gravi e sempre più numerosi. C’è bisogno soprattutto di acqua pulita perché quella di fiumi e torrenti è inquinata e non si può bere. Il dramma non è solo degli Yanomami, ma anche dei Munduruku e Kayapo.

Il genocidio è denunciato da: associazione «Hutukara»; Consiglio indigenista missionario, organismo della Conferenza episcopale; diocesi di Roraima; Rete ecclesiale panamazzonica; Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia. Le accuse, ben documentate, provocano sei verdetti di differenti tribunali. La Corta Suprema nel giugno 2021 ordina al governo Bolsonaro di proteggere gli Yanomami. La Corte interamericana per i diritti umani gli intima di espellere i «garimpeiros». Bolsonaro fa orecchi da mercante, se ne frega, non rispetta le sentenze, taglia i fondi per la salute.

L'estrazione dell'oro dal suolo o dai sedimenti dei corsi d'acqua, effettuata con tecniche manuali o con macchinari pesanti, è favorita da vere e proprie organizzazioni criminali ed è stata la causa principale della crisi umanitaria che ha svigorito le comunità Yanomami.

Uno studio condotto dalla University of South Alabama degli Stati Uniti rivela che la quasi totalità delle miniere illegali (ben il 95%) si concentra in tre territori indigeni: Kayapó, Munduruku e Yanomami, che sono le zone più colpite da questa attività.

Non è complicato capire che, se queste riserve sono abbandonate a se stesse, com’è successo in questi ultimi anni, si impone chi ha più risorse, appoggi e forze.

L’abbondanza dei giacimenti di tutta la conca amazzonica ha quindi investito le popolazioni più deboli: favorita dai poteri economici, dalle élite locali e dall'aumento del prezzo dell'oro sul mercato internazionale l’estrazione illegale (garimpo) ha avuto la meglio. Grazie all’appoggio del precedente governo è stato perfino presentato in Parlamento un progetto di legge, poi dichiarato incostituzionale, per regolamentare e promuovere l'estrazione mineraria nei territori indigeni.

La strada di 10 km che conduce al territorio Yanomami appare oggi come una ferita aperta nel cuore della foresta. La deforestazione, l'inquinamento senza precedenti e gli enormi crateri aperti che squarciano la terra hanno conseguenze drastiche sulla vita, la cultura, la spiritualità e la salute fisica delle popolazioni autoctone.

Non c’è dubbio. Coloro che si addentrano nella foresta hanno atteggiamenti predatori nei confronti delle ricchezze naturali; i facili guadagni sono sempre realizzati a spese della vita della foresta e delle persone che la abitano e sanno vivere in armonia con essa.