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In Senegal con il documentarista

In Senegal con il documentarista

Progetti realizzati

In questo video, Ludovico de Maistre ci parla della sua esperienza in Senegal per la serie televisiva Viaggi al rallentatore, svelandoci utili retroscena sul mestiere del documentarista.

In Viaggi al rallentatore, Ludovico vuole raccontare le mete di ogni puntata uscendo dai consueti circuiti turistici, per restituire allo spettatore l’autenticità dei luoghi che ha visitato, senza nascondere i loro aspetti più complessi. Importantissimo è dunque il rapporto con la popolazione locale, di cui la telecamera cerca di catturare l’anima più vera e genuina.

Abbiamo un esempio di questo approccio nell’attenzione che le immagini pongono rispetto all’operato della Onlus Renken nella città di Malika, nella provincia di Dakar. Ludovico e Gabriele Saluci, amico e co-documentarista, promuovono i progetti di istruzione e sanità di questa organizzazione, rivolti principalmente a bambini e ragazzi. Si spingono poi fino alla grande discarica da cui molti di loro provengono – e dove le loro famiglie vivono in condizioni di grande disagio.

Un’altra caratteristica della serie è quella di utilizzare ogni volta un mezzo peculiare, che si presti a un’esplorazione “al rallentatore”. Nel caso del Senegal, la scelta è caduta sul Car Rapide, un vecchio taxi colorato, rumoroso e inquinante tipico di Dakar. Nelle parole di Ludovico percepiamo l’entusiasmo di chi sta per partire per un’avventura unica, ma anche tutta la consapevolezza di un professionista esperto. Ogni avventura, infatti, prevede una serie di disavventure, e questa non fa eccezione.

Nel corso del viaggio, Ludovico e Gabriele sono costretti a lunghe e frequenti contrattazioni, e il loro Car Rapide viene più volte fermato dalle forze dell’ordine per controlli non sempre giustificati. Le immagini testimoniano le difficoltà che un progetto come questo deve affrontare, le attenzioni che si devono avere per mantenere autentica l’esperienza. Per riprendere la popolazione nomade dei Fulani, ad esempio, Ludovico deve affidarsi all’intercessione della sua guida senegalese con il Capo villaggio. Per portare la verità sullo schermo, è necessario instaurare un rapporto di fiducia con popolazione locale, rispettando le sue esigenze.

Il video prosegue mostrando alcune delle mete toccate dall’itinerario: il deserto di Loumpoul, la città di Saint Luis, il Lac Rose e il bacino del Sine Saloum. Riprendere questi luoghi non è un gesto a beneficio esclusivo del documentarista e dello spettatore: fare luce su frammenti di reale poco noti ha un impatto sul contesto locale, sulla vita delle persone. Un buon videomaker non ignora questo aspetto del suo lavoro, e direziona la telecamera sempre conscio delle sue responsabilità.

Giunti alla cittadina di Joal-Fadiouth, Ludovico ci spiega quanto sia importante cercare chiavi di lettura interessanti per raccontare i luoghi che si visitano. In questa città, cristiani e musulmani convivono pacificamente e in armonia, un esempio più unico che raro di tolleranza tra religioni differenti. L’obbiettivo si concentra dunque su dettagli significativi che rendono tale realtà viva e palpabile: maiali che girano per la città nonostante la presenza di musulmani; tombe cristiane e islamiche che riposano nello stesso cimitero; la croce di una chiesa e il minareto di una moschea che svettano entrambe sui profili delle case.

Mentre le inquadrature alternano paesaggi scenografici, il video giunge alla sua conclusione, fino a un mare al tramonto su cui scorrono i titoli di coda. Nel realizzare questo contenuto, Ludovico e il suo team hanno voluto fornire una testimonianza utile e veritiera della loro esperienza professionale. Un assaggio di cosa significhi fare il documentarista, capace di fornire informazioni concrete su alcuni aspetti operativi, ma anche di ispirare le avventure dei videomaker di domani.

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